Nel Regno Unito, prendere ai ricchi per dare ai poveri… sembra facile!
Uno dei pochi pregi della crisi pandemica è stato quello di far porre l’attenzione di governi e parlamenti, spesso più sensibili agli interessi delle lobby e – soprattutto negli Stati Uniti – dei finanziatori delle loro campagne elettorali, il tema dell’intollerabile aumento delle disuguaglianze economiche e sociali e dell’urgenza della sua riduzione, un aumento che è iniziato oltre quarant’anni fa e cui hanno dedicato il loro studio economisti come Anthony Barnes Atkinson e Thomas Piketty.
Il problema è oggi passare dalle parole ai fatti, superando i pilastri neoliberisti su cui oggi poggiano le maggiori economie mondiali. In un precedente post ci chiedevamo se si sarebbero riusciti a ottenere in un prossimo futuro risultati, anche minimi, nella ridistribuzione della ricchezza e nell’aumento della tassazione dei super ricchi, oppure sarebbe prevalso il ritorno alla normalità, con un ulteriore effetto regressivo nella distribuzione della ricchezza.
Qui indichiamo quale appare essere la risposta di governo nelle attività poste in essere in questi mesi per contrastare l’accresciuta disuguaglianza… e il risultato non è affatto incoraggiante.
In Gran Bretagna
A dicembre dello scorso anno la Wealth Tax Commission (Commissione per una Tassa sulla Ricchezza) un’istituzione indipendente incaricata di proporre al governo britannico un modello di imposta sul patrimonio, ha prodotto un rapporto con tre diverse proposte di patrimoniale da adottare per cinque anni in modo da rientrare – in tutto o in parte – dal deficit di 260 miliardi di sterline prodotto dalle misure per contrastare la pandemia.
Quel rapporto probabilmente fu “archiviato” in un cestino di Downing Street; stessa fine deve aver fatto il documento che Boris Johnson aveva incaricato di redigere all’economista britannico Nicholas Stern in vista della riunione del G7, dove Stern proponeva l’obiettivo di aumentare gli investimenti annuali del 2% del PIL al di sopra dei livelli pre-pandemia per sostenere una forte ripresa e una più equa trasformazione della crescita. Per raggiungere questo obiettivo i sette paesi, compresa la Gran Bretagna, avrebbero dovuto stanziare un investimento aggiuntivo di circa 1.000 miliardi di dollari all'anno per un decennio.
Parola mia di primo ministro
Così, a marzo di quest’anno Rishi Sunak, il Cancelliere dello Scacchiere (cioè il Ministro delle Finanze britannico) nel suo discorso di presentazione alla Camera della legge di bilancio triennale, non ha citato la patrimoniale, rimandandone la discussione al triennio successivo.
Il 27 ottobre scorso, in una inusualmente anticipata revisione di bilancio ( Spending Review) ha ribadito il no alla patrimoniale, perché sarebbe “sbagliato” aumentare le tasse in un momento di crisi, rigettando una lettera aperta di trenta super ricchi britannici che invitava il governo a compensare la spesa per il contrasto alla pandemia con un prelievo sui patrimoni dei multi-milionari, ristretta schiera di cui fa parte lo stesso Rishi Sunak.
Il Cancelliere ha però confermato - contraddicendo le promesse elettorali dei conservatori - l’aumento dell’aliquota del contributo per la National Insurance, il prelievo fiscale sulla retribuzione dei dipendenti pubblici e privati destinato a finanziare il servizio sanitario nazionale (NHS). Dal momento che la National Insurance riguarda i soli dipendenti e che l’aumento dell’aliquota è dell’1,25%, indipendentemente dallo scaglione di reddito, la misura graverà soprattutto sui lavoratori a reddito medio-basso, aumentando ulteriormente le disuguaglianze.
Altra misura nella stessa direzione è il taglio degli importi del credito universale, l’indennità per disoccupati od occupati a basso reddito che è composto da un'indennità di base più una variabile che tiene conto dei costi dell'alloggio, di quelli per l'educazione dei figli, delle spese sanitarie e dell'invalidità del beneficiario o di uno dei familiari.
All’inizio di ottobre il governo ha annullato l'aumento di venti sterline a settimana nel credito universale, introdotto per far fronte all’emergenza Covid-19. L’abolizione dell’aumento temporaneo, pari a sei miliardi di sterline all'anno, ha ridotto i redditi di circa sei milioni di richiedenti di 1.040 sterline l'anno, contraendo ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie che già devono affrontare l’aumento del costo della vita.
A parziale compensazione, il 27 ottobre Rishi Sunak ha annunciato che ridurrà il prelievo sulla componente variabile, ma questa misura riguarda solo gli occupati (gli unici che possono veder aumentare il proprio reddito) e comunque comporta solo due miliardi di sterline di riduzione della spesa. Dal primo dicembre i beneficiari del credito universale vedranno comunque ridotta mediamente l’indennità di circa settecento sterline l’anno. Il ministro ha poi spudoratamente venduto come ulteriore compensazione per i percettori del credito la riduzione della tassazione su alcol e carburanti, come se le famiglie disagiate spendessero una parte rilevante del proprio reddito al pub o ai distributori di benzina.
Spider Web contro Robin Hood
Sempre sul fronte dell’aumento delle disuguaglianze, va ricordato come la Gran Bretagna sia il Paese dove è più facile per multinazionali e super ricchi evadere o eludere l’imposizione fiscale, grazie al fatto che il sistema economico britannico comprende anche quelli dei possedimenti d’Oltremare e i Dominions: è dunque facile per aziende e privati (non solo britannici) trasferire parte del patrimonio da Londra a un paradiso fiscale come le isole Cayman o le Bermuda. Si possono seguire sostanzialmente due strade, entrambe previste nel corpus giuridico della Gran Bretagna:
- per le aziende multinazionali basta aprire una sede in uno di questi possedimenti a giurisdizione segreta e trasferire lì i profitti delle altre sedi;
- si può ricorrere all’istituzione di un trust, mediante il quale l’azienda o il privato (settlor) trasferisce beni a un fondo, affidandone la gestione a un amministratore (trustee). Il vantaggio del trust è che i beni trasferiti diventano patrimonio del trust, per cui risultano estranei sia al patrimonio del settlor che a quello del trustee. Inoltre questo patrimonio è difficilmente tracciabile nel caso frequente di secret trust, che non prevede alcun atto pubblico, ed è “segregato”, cioè non può essere attaccato dai creditori, ivi compreso il fisco.
Secondo un recente rapporto del Tax Justice Network, la Gran Bretagna è responsabile dei due quinti dell’evasione/elusione fiscale globale grazie alla ragnatela (spider’s web), al cui centro si trova la City di Londra, dove le aziende possono spostare i loro profitti dopo averli dirottati attraverso le giurisdizioni satelliti al fine di pagare meno tasse altrove. Il rapporto calcola che 166 miliardi di euro (dei 426 elusi a livello globale tramite queste strategie di “ottimizzazione fiscale”) vengano annualmente sottratti all’imposizione fiscale da parte di contribuenti, principalmente aziende o cittadini britannici, che sfruttano questa rete del Regno Unito.
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