La demonizzazione dell'attivismo negli Stati Uniti
Steve Donziger fra gli abitanti di Lago Agrio (Lou Dematteis / Redux per The New Yorker) |
Dal 2008, con la crisi economica Lehman Brothers, stiamo assistendo a un inesorabile quanto naturale declino della potenza mondiale degli Stati Uniti. A distanza di più di 10 anni, il ritiro delle truppe USA/NATO dall'Afghanistan nel 2021, decreta il ridimensionamento della leadership estera statunitense, al punto che gli stessi alleati Nato stanno pensando a soluzioni "Natexit". Il declino continua impietoso con la caduta degli ideali e dell'immagine di potenza anche all'interno dei propri confini.
Gli USA, al fine di arginare il crollo d'immagine della sua potenza, stanno realizzando la distorsione della democrazia, la demonizzazione dell'attivismo e la persecuzione come arma di intimidazione di chi tocca interessi specifici. Sappiamo tutti come gli Stati Uniti stanno affrontando la questione Assange - grazie anche a un ottimo resoconto di Presa Diretta - colpevole di reato di informazione, per aver pubblicato le azioni contro l'umanità commesse da soldati Americani in Iraq e in Afghanistan. Negli ultimi mesi si è aggiunta la vicenda Donziger a sottolineare come anche sulla professione legale è calata la stretta censoria per coloro che minano l'idea che gli USA vogliono mantenere di sé stessi.
Donziger è un avvocato per i diritti umani che, per più di 27 anni, ha rappresentato i popoli indigeni e i contadini rurali dell'Ecuador contro la Texaco - da allora acquisita dalla Chevron - accusata di aver scaricato almeno 16 miliardi di galloni di rifiuti tossici nell'area della foresta amazzonica in cui vivono. Il cancro è ora molto diffuso nella popolazione locale al punto che alcuni la definiscono la "Chernobyl dell'Amazzonia". La prima causa è stata presentata a New York nel 1993, ma Texaco ha fatto pressione, con successo, per spostare il procedimento in Ecuador. Nel 2011, il team di avvocati ecuadoriani con cui Donziger ha lavorato ha vinto la causa e Chevron è stata infine condannata a pagare 9,8 miliardi di dollari.
Chevron non ha mai pagato, sostenendo "livelli scioccanti di cattiva condotta" e frode da parte di Donziger e della magistratura ecuadoriana e ha citato in giudizio l'avvocato in base a una disposizione civile-non penale del Legge sulle organizzazioni corrotte e influenzate dal crimine organizzato - Racketeering Influenced and Corrupt Organizations Act (RICO). Il giudice Lewis A. Kaplan - un ex avvocato aziendale - del tribunale civile di Manhattan ha impedito l'applicazione da parte degli Stati Uniti della sentenza da 9,8 miliardi di dollari contro Chevron della corte suprema dell'Ecuador, dichiarando che la decisione ecuadoriana era stata ottenuta attraverso la corruzione, la frode e l'estorsione. Il giudice ha basato la sua sentenza in gran parte sulla testimonianza di Albert Guerra, un ex giudice ecuadoriano trasferitosi negli Stati Uniti con supporto della compagnia petrolifera. Guerra ha sostenuto che c'era una tangente coinvolta nella sentenza del tribunale ecuadoriano contro la Chevron, ha poi ritrattato ammettendo di aver dichiarato il falso, ma il giudice ha comunque dato credito alla sua testimonianza.
Kaplan ha ordinato a Donziger di pagare milioni in spese legali alla Chevron e, data la sua impossibilità di pagare, gli ha ordinato di consegnare il suo computer, telefoni e altri dispositivi elettronici con all'interno decenni di comunicazioni con i clienti. Donziger si è rifiutato considerando la decisione contraria al rapporto avvocato-cliente e ha fatto appello alla sentenza, ma mentre l'appello era in corso, il giudice lo ha accusato nel luglio 2019 di aver sfidato "ripetutamente e volontariamente" gli ordini del tribunale e di oltraggio alla corte per aver rifiutato di consegnare i dispositivi.
Queste accuse e la condanna civile per frode hanno comportato per Donziger conseguenze enormi: è stato radiato dall'albo degli avvocati (un "arbitro speciale" nominato dalla Corte Suprema di New York, John Horan, ha trovato che la sua licenza legale dovrebbe essere reintegrata, anche se il suo rapporto è stato contestato da Chevron) e sottoposto alla reclusione domiciliare da luglio 2019 per più di due anni in attesa della sentenza penale di un reato che ha come massima detenzione sei mesi. La sentenza è arrivata a fine settembre 2021 un giorno dopo che Donziger aveva chiesto alla corte di prendere in considerazione un parere di esperti indipendenti delle Nazioni Unite, secondo cui la sua detenzione arbitraria senza sentenza, era una violazione della legge internazionale sui diritti umani.
Dove è la peculiarità di questo caso? Questo è un processo politico aziendale, infatti è la prima volta negli USA che una grande azienda petrolifera ha convinto il governo a perseguire un suo accusatore, a screditare Donziger e a provare a dimostrare che si è comportato in un modo che questa ritiene improprio non solo nella causa in Ecuador, ma anche con il disprezzo per la corte a New York: a usare cioè la legge come un'arma per criminalizzare l'attivismo.
Al fine di assicurare a Chevron non solo che non fosse perseguibile in patria ma anche per screditare la sentenza ecuadoriana in modo da inficiarne l'esecuzione in altri paesi fuori dagli Stati Uniti, il giudice Kaplan ha portato avanti l'accusa di oltraggio alla corte, nonostante il rifiuto di perseguire il caso da parte dell'ufficio del procuratore degli Stati Uniti per il distretto di New York. Kaplan, infatti, ha nominato degli avvocati privati per perseguire il caso di frode, lo studio legale Seward & Kissel, che ha rappresentato Chevron fino al 2018 e che ha ampi legami finanziari con l'industria del petrolio e del gas. Kaplan ha inoltre scelto (avendone facoltà) il giudice che ha condannato Donziger al massimo della pena (6 mesi) lo scorso settembre: Loretta A. Preska, membro dell'associazione ultraconservatrice Federalist Society, di cui Chevron è uno dei maggiori donatori. In ultimo Preska, come Kaplan, ha respinto le richieste di Donziger di essere giudicato da una giuria di suoi pari. Tutto assolutamente lecito negli Stati Uniti. Infatti i giudici federali - come Kaplan e Preska - sono scelti, con nomina presidenziale ratificata dal Senato, tra avvocati senza precedenti in base a criteri di affinità politica oltre che di capacità.
Così come è lecito che un giudice amministrativo di New York possa invalidare una decisione presa in e sull'Ecuador. Chevron infatti sapeva che le prove contro di loro erano schiaccianti e che avrebbero perso la causa nel Paese, così hanno venduto i loro beni in Ecuador, in modo da non avere disponibilità in loco e hanno iniziato ad attaccare il sistema giudiziario ecuadoriano per bloccare l'esecuzione della sentenza contro i loro beni in altri paesi e per farlo, dovevano in qualche modo sostenere che la sentenza era il prodotto di una frode. Una multinazionale del petrolio ritenuta responsabile minaccia di creare un precedente scomodo e le regole che permettono loro di operare con virtuale impunità in tutto il mondo hanno funzionato in questo caso da anticorpo, attivandosi per invalidare il lavoro legale per la tutela ambientale. Ciò nonostante sei corti d'appello in altri paesi hanno stabilito la validità della sentenza della corte Suprema dell'Ecuador, tra questi la Corte Suprema in Canada - dove Chevron ha miliardi di dollari di attività. Ma resta una persecuzione e demonizzazione di ogni "Davide" che si attivi a contrastare "Golia".
Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 (Cop26) che si terrà a novembre a Glasgow, gli Stati Uniti si presenteranno ancora una volta come faro del mondo occidentale, come paladini della transizione ecologica - John Kerry, inviato USA per il Clima, ripete come un mantra che i membri del G20 devono fare di più per contrastare i cambiamenti climatici - ma oltre il Bla Bla Bla c'è la realtà di profondi legami della politica con gli studi legali che difendono l'industria dei combustibili fossili, ci sono reti di lobbing con compagnie petrolifere e di gas: Chevron ha speso 3,7 milioni di dollari per fare lobbying al Congresso quest'anno, in gran parte su leggi relative al clima e all'ambiente. Le regole in vigore per proteggere le compagnie petrolifere sono semplicemente molto più forti di quelle in vigore per proteggere il pianeta e se davvero si vuole fare di più per la tutela ambientale allora è bene iniziare a smettere di accettare finanziamenti e aiuti da parte dell'industria dei combustibili fossili e aumentare la tutela di coloro che si battono per accelerare la vera transizione ecologica.