Il difficile rapporto fra libertà individuale e responsabilità collettiva

Massimo Pasca, Omaggio a medici e infermieri in prima linea contro il coronavirus
 (dal Quarto Stato di Pellizza da Volpedo)


da Peggy Sun, riceviamo e volentieri pubblichiamo


Di recente, nel mio nutrito, ma non statisticamente rilevante, gruppo di amici e conoscenti, si rincorrono discussioni, spesso animate e brutali, tra me e coloro che non intendono vaccinarsi contro il Covid-19.

Ammetto che anch’io ho dubitato di questi vaccini: malattia sconosciuta, sperimentazioni veloci, nuove tecniche, autorizzazioni di emergenza e una comunicazione confusa e distorta hanno alimentato le paure di tanti.

Premetto inoltre che non sono mai stata una fan sfegatata dei vaccini in generale; con mio figlio infatti decisi (in accordo con il padre) di non vaccinarlo per le malattie che all’epoca non erano ancora oggetto di vaccinazione obbligatoria (varicella, morbillo, parotite ecc.) e quando divennero obbligatorie (pena la scomunica scolastica) trovai l’azione del Governo discutibile.

Ritenni infatti che il problema fosse da rintracciare più nell’incapacità di comunicare e spiegare la necessità di vaccinarsi da parte delle istituzioni, ricorrendo troppo velocemente all’obbligatorietà che, a quel tempo, non era, a mio parere, giustificata da un’effettiva emergenza sanitaria.

Oggi, a distanza di dieci anni da quella scelta, il panorama è completamente diverso.

Una pandemia colpisce un numero molto alto di persone, senza limitazione geografica e si trasmette velocemente da un essere umano all’altro, il tutto in assenza di specifiche capacità immunizzanti, siano esse naturali o chimiche.

Potrei ora disegnare con grafici colorati gli effetti in termini di vite umane, di crisi sanitaria, di costi economici, d’impatti educativo-culturale e sociale della pandemia da Covid-19.

Potrei citare studi, ricerche, eminenti personalità della scienza e della cultura.

Potrei individuare intellettuali, esimi rappresentanti di Stati, governi, religioni, ideologie e politiche diverse che concordano sull’urgenza che tutti i cittadini del mondo (ma su questo non mi dilungo) dovrebbero aver accesso e di conseguenza vaccinarsi.

Potrei, ma non farò nulla di tutto questo, anche per non incorrere nella trappola dei contro grafici e contro pareri facendo diventare il tutto un orribile scontro di boxe.

In molte delle discussioni, una volta superate le teorie del complotto di Big Pharma, la favola che il Covid è solo un’influenza, la convinzione che il vaccino sia al più inutile se non proprio pericoloso, resta un tema sul tavolo ed è l’unico che, a mio avviso, è degno di essere affrontato:

La libertà di scelta individuale può superare il valore morale ed etico verso il benessere collettivo?

Siamo liberi di ingerire, iniettare o aspirare qualunque sostanza rischiando tumori, disfunzioni metaboliche, deficit fisici e/o mentali permanenti e financo la morte, così come siamo liberi di scegliere come curare o non curare le nostre malattie e forse chissà, in un futuro speriamo prossimo, di stabilire se preferiamo porre fine alla nostra vita piuttosto che vivere affetti da malattie terribili. Eppure, adesso ci viene detto che non dovremmo essere liberi di scegliere se vaccinarsi o meno contro il Covid-19.

Il legislatore è intervenuto quattro volte per stabilire l’obbligatorietà di alcune vaccinazioni: nel 1939 per la vaccinazione antidifterica, nel 1963 per la vaccinazione antitetanica, nel 1966 per la vaccinazione antipoliomielitica e nel 1991 per il vaccino contro l’epatite virale B.

Più di recente con Il DL n.73 del 7 giugno 2017 si sono aggiunti altri sei vaccini obbligatori da somministrare nei bambini al di sotto dei 16 anni che così sono diventati dieci.

Anche la Corte, chiamata ad esprimersi nel 2018 su questo tema, ha dichiarato perfettamente costituzionale la decisione del legislatore in relazione a detta obbligatorietà.

Ma il punto è sempre lo stesso:

Quando l’esercizio della sacrosanta libertà personale, in questo caso sanitaria, confligge con il bene comune è “giusto” limitare l’azione?

La mia risposta è: ASSOLUTAMENTE SÌ

Viviamo in un paese democratico (imperfetto come tutte le democrazie) e, all’interno di questa realtà, non possiamo esimerci dalla responsabilità collettiva, anche rinunciando a un pezzo di libertà personale.

C’è chi vede in questa cessione una sorta di debolezza o, peggio, il pericolo che erodendo questa libertà oggi si possa aprire uno spiraglio attraverso il quale in futuro potrebbe passare tutto il resto.

Non sottovaluto questo pericolo ed è essenziale, anzi obbligatorio, mantenere la guardia alzata, ma adesso il caso è diverso perché siamo di fronte alla più grave crisi di salute pubblica del secolo e il fatto che anche persone che stimo, cui voglio bene o che semplicemente frequento possano non capirlo mi preoccupa molto più della presunta perdita di libertà e forse anche della pandemia stessa.

Siamo immersi nel pianeta in cui viviamo e legati alla collettività con la quale condividiamo il pianeta.

L’uno e l’altra hanno il dovere di rispettarsi a vicenda.

Siamo reduci dall’aver visto le nostre libertà completamente asfaltate dalla segregazione nelle nostre case, abbiamo assistito alla morte solitaria di migliaia di persone, abbiamo partecipato la sofferenza e la fatica del personale sanitario, distrutto dall’emergenza, lavorare senza sosta e in condizioni terribili.

Abbiamo dovuto separare i nostri figli dalla vita sociale e culturale per mesi e stiamo pagando ancora il prezzo di una crisi economica, occupazionale e sanitaria.

Oggi, che parte di quanto accaduto meno di due anni fa è alle nostre spalle, abbiamo già dimenticato, abbiamo già rimosso e così sventoliamo la libertà di scelta sul vaccino contro il Covid. Ma dove eravamo (o meglio erano) quando la paura di contagiarsi e finire in rianimazione ha chiuso scuole e negozi, ha separato famiglie e amici, ha serrato le porte di musei e cancelli dei parchi pubblici?

Dov'erano tutti questi strenui e retti difensori delle libertà quando venivano e vengono violate, come per esempio con il processo Englaro, le nostre libertà. E dove sono quando si rincorrono ancora oggi gli attacchi alla libertà di scelta delle donne sul proprio corpo?

Esercitare la LIBERTÀ è una enorme responsabilità.

Siamo liberi, certo, e lo siamo sicuramente più della maggior parte degli altri sette miliardi di esseri umani che vivono sulla Terra, ma non abbiamo sufficiente rispetto per questa libertà personale per capire che vaccinarsi non ha nulla a che vedere con me o te, nulla a che fare con ideologie o scelte personali, e tutto invece con NOI e LORO!

Le guerre del secolo scorso, di cui oggi sopravvivono pochi narratori, hanno diviso famiglie, paesi, città e nazioni.

Questo nostro secolo ha le sue guerre da combattere e bisogna decidere da che parte stare.

A questo punto il velo è squarciato, non c’è più spazio per la generosa comprensione o la tolleranza di alcune prese di posizione che fino a qualche tempo fa credevamo innocue, che si parli di pandemia o di collasso climatico.

Concludo dicendo, non senza dolore, che coloro che fanno parte del mio nutrito, ma non statisticamente rilevante gruppo di amici alcuni dei quali rifiutano il vaccino contro questa tremenda pandemia, restano legati a me per affetto, ma una ferita è stata inferta e non sarà facile rimarginarla.

Il costo dell’esercizio della libertà non si misura solo in contagi o morti… quindi, prima di decidere, le persone dovrebbero valutare quanto sono veramente disposte a perdere.


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