Il virus che nell’orecchie della gente s’introduce, s’introduce destramente
Le falsità di "Hold-up", un film-documentario online che pretende di rivelare il volto nascosto dell'epidemia, promettendo di raccontarne la storia segreta. In realtà, deforma sistematicamente i fatti e ne dà un’interpretazione falsa, non supportata da alcuna prova
Il 9 novembre scorso è stato caricato online su diverse piattaforme, dopo essere stato rifiutato dalle principali emittenti televisive francesi, Hold-up, film-documentario realizzato dall’ex giornalista Pierre Barnérias. Il filmato vuole accreditarsi come un’inchiesta documentata che sveli finalmente la verità nascosta dietro la pandemia: il complotto per instaurare un Nuovo Ordine Mondiale, elaborato segretamente durante l’annuale incontro del Forum Economico Mondiale a Davos nel gennaio scorso. La creazione della pandemia avrebbe lo scopo di azzerare l’attuale struttura sociale ed economica, mentre il controllo di tecnologie digitali - come le tecnologie blockchain che consentono la creazione di criptovalute e quella che consente il passaggio al 5G, la rete di quinta generazione – permetterà di sostituirla con una nuova società e una nuova economia, entrambe controllate da pochi potenti della Terra. Secondo gli autori di Hold-up - poiché Barnérias è stato affiancato da altri due giornalisti, Christophe Cossé e Nicolas Réoutsky – la cospirazione sarebbe stata parzialmente confessata dagli analisti del Forum di Davos quando hanno pubblicato, nel luglio scorso, un rapporto sul futuro digitale di un’economia che possa riprendersi dalla crisi innescata dal Covid, intitolato Digital Transformation: Powering the Great Reset. Gli autori di Hold-up hanno quindi denominato il complotto che presumono di aver svelato appunto The Great Reset, il grande azzeramento.
Il documentario è montato con la struttura e i ritmi di una vera e propria inchiesta giornalistica. Sullo schermo, per le quasi tre ore di durata del filmato, si alternano: interventi degli esperti, ripresi seduti in uno studio vuoto e buio, illuminati da un riflettore e con una voce fuori campo che pone le domande; spezzoni di filmati d’archivio commentati ironicamente dalla solita voce fuori campo; interviste sul campo a voci critiche della riduzione delle libertà individuali di fronte all'epidemia o a personale sanitario che denuncia danni o decessi dovuti a protocolli sanitari sbagliati, interviste sempre concluse da osservazioni, questa volta allarmate o scandalizzate, del commentatore fuori campo.
Sul banco degli accusati vengono fatti salire un po’ tutti: il governo per la tardiva e contraddittoria gestione dell’epidemia e per aver deciso l’eliminazione fisica di tanti anziani ospitati nelle residenze per anziani; la comunità scientifica per aver negato l’efficacia dell’idrossiclorochina e per aver invece favorito l’utilizzo del remdesivir, il farmaco antivirale prodotto da un ditta, la Gideon, con un nome curiosamente ebraico (una nota di antisemitismo non guasta); l’Organizzazione Mondiale della Sanità per avere messo al bando l’idrossiclorochina e aver vietato le autopsie sui morti per Covid; l’istituto di ricerca Pasteur, accusato di aver creato il virus in laboratorio, innestando frammenti di DNA della malaria in un coronavirus influenzale; l’economista e banchiere Jacques Attali per avere ipotizzato nel 2009 che una pandemia avrebbe potuto indurre una risposta autoritaria da parte dei governi (Attali poi era il bersaglio ideale, essendo ebreo e pied noir, l’epiteto dispregiativo riservato ai cittadini francesi nati o vissuti in Algeria quando ancora era una colonia francese); la Fondazione Rockfeller per il rapporto del 2011 che prefigurava uno scenario epidemico con misure restrittive simili alle attuali; l’immancabile Bill Gates che in una conferenza TED del 2015 aveva previsto una prossima epidemia devastante che nessuno sarebbe stato in grado di contrastare.
Mano a mano che si susseguono gli interventi inizia a prendere corpo la teoria del complotto politico ed economico, che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia, incomincia a sussurrar; quando poi si passa ai poteri forti che avevano già previsto lo scenario attuale, dal momento che loro stessi lo stavano preparando, il complotto prende forza a poco a poco: non è più solo insinuato, ma affermato come dato di fatto, fino al colpo di scena finale, quando - producendo un’esplosione come un colpo di cannone - alla cospirazione si dà finalmente un nome e un organizzatore finale, il Forum Economico Mondiale.
Nonostante molte testate giornalistiche francesi (da Le Figaro a Le Monde, da Mediapart a Liberation) abbiano pubblicato articoli che smontavano a una a una le falsità e le manipolazioni dell’inchiesta complottista, oltre a rimarcare che gli interventi fossero spesso brevi, poco contestualizzati e, soprattutto, né qualificati né discussi da un interlocutore con un'opinione contraria, Hold-up è stata visto in appena dieci giorni di programmazione da oltre tre milioni di persone; risultato in parte atteso, dal momento che il documentario era stato prodotto grazie a oltre duecentomila euro raccolti in pochi giorni con un crowdfunding lanciato in rete.
In Italia la eco del fenomeno è arrivata attutita e ha trovato poco risalto sui quotidiani, eccezion fatta per Il Manifesto e per Il Fatto Quotidiano che ha tradotto l’articolo di Mediapart.
Invece in rete ha avuto una discreta diffusione grazie a un blogger, già noto per aver definito una montatura l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre e di cui qui non si farà il nome perché non lo merita neppure in un post modesto come questo, che ha ripreso la notizia delle morti nelle residenze francesi per anziani non autosufficienti, gli EHPAD (Établissement d'hébergement pour personnes âgées dépendantes), prendendo spunto da Hold-up e anche da un’inchiesta dell’emittente pubblica France 3. Questo canale televisivo, che pure aveva denunciato le falsità del documentario complottista, paradossalmente lo stesso giorno aveva pubblicato una propria inchiesta nel programma Pièces à Conviction (Prove a carico) dal titolo “ Covid-19: cosa sta realmente succedendo negli EHPAD?”, riprendendo la tesi dell’eliminazione fisica, ribattezzata eufemisticamente “eutanasia passiva”, praticata nelle residenze per anziani.
Prima di affrontare l’argomento, una premessa è d’obbligo: c’è una zona d’ombra su quanto accaduto nelle residenze per anziani – in Francia come in Italia – specialmente nella fase più acuta dell’epidemia. Per quanto riguarda l’Italia, pur considerando tanti fattori (la fragilità delle persone ricoverate, sia per età che per la compresenza di altre gravi patologie spesso croniche; i mancati controlli sul contatto con familiari o, più probabilmente, con personale sanitario non consapevole di essere contagioso; i contagi dovuti agli anziani dimessi dagli ospedali; la frequente mancanza di spazi adeguati per l’isolamento degli infetti; l’incompetenza della gestione della struttura e la negligenza delle aziende sanitarie locali) il numero di decessi per Covid è stato decisamente alto. Se si prende come riferimento il dato recentemente presentato sul totale dei decessi per Covid nella regione Veneto (sostanzialmente confermato dal rapporto trimestrale del Ministero della Salute sulla mortalità per l’epidemia in Italia), quasi un quarto (il 23%) riguarda degenti nelle residenze per anziani, poco meno del doppio di quelli registrati nei reparti di Terapia Intensiva (il 14,2%). Non si può escludere che, in alcuni casi, l’ospedalizzazione di questi anziani sia stata negata per indisponibilità di posti in Terapia Intensiva oppure, come aveva ipotizzato a marzo – seppure sotto forma di raccomandazione – la Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, per la priorità data “a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza”; è però più probabile che nella maggior parte dei casi si sia trattato di malati terminali che non rispondevano più alle terapie e per cui l’ospedalizzazione era inutile. Volendo aggiungere una nota di cinismo, per le residenze private o convenzionate (che in entrambi i Paesi rappresentano circa il 60% del totale dell’offerta) ogni giorno in più di degenza rappresenta un’entrata finanziaria, in termini di retta o di contributo pubblico, e quindi il decesso di una persona assistita è una perdita, non un vantaggio per l’azienda.
Tutto ciò premesso, possiamo tornare a quanto affermato in Hold-up sui decessi negli EHPAD. Tutto nasce da un discusso provvedimento del Ministero della Salute francese che il 28 marzo, in piena fase acuta della pandemia, conferisce alle farmacie distributrici il diritto di erogare un farmaco antiepilettico, il Rivotril, già in commercio per una somministrazione per via orale, anche in “forma iniettabile”, cioè la modalità utilizzata - fino ad allora - esclusivamente in ospedale per la sedazione nell’ambito delle cure palliative, cioè quelle misure prese per migliorare la qualità della vita dei malati terminali (e delle loro famiglie) che non rispondevano più alle terapie.
In Hold-up il farmacista Serge Rader, non nuovo a queste denunce, afferma di avere le prove (non direttamente, ma in quanto “amico di un medico che lavora in tre di questi istituti”) che il Rivotril era stato utilizzato per uccidere pazienti assistiti negli EHPAD, evitando che andassero a congestionare gli ospedali e rispondendo a una disposizione del governo, disposto a sacrificare queste persone, probabilmente perché si trattava – per usare l’infelice espressione del Presidente della Regione Liguria – di “pazienti molto anziani non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”.
Nel documentario la denuncia è confermata da un’ostetrica, sulla base di quello che le avrebbe raccontato “la cognata che lavora in uno di questi istituti”, cioè che si praticava l’iniezione letale come forma di “eutanasia passiva”.
Lo scandalo, in realtà, è un falso, perché – come precisato espressamente nel decreto del 28 marzo – l’estensione della prescrizione del Rivotril era giustificata dal desiderio di migliorare il comfort del paziente alla fine della vita, al di fuori dell'ambiente ospedaliero.
Lo stesso Ministro della Salute francese, Olivier Véran, ha respinto le accuse come “vergognose”, spiegando le ragioni del provvedimento: “non potevamo più usare farmaci di conforto di fine vita per le persone che stavano per morire. C'erano due possibilità: o lasciavamo morire le persone in agonia nelle Ehpad [...] o le accompagnavamo verso la morte alleviandone le sofferenze con un altro farmaco, il Rivotril, secondo le raccomandazioni della Société française d'accompagnement et de soins palliatifs (Società francese per l'accompagnamento e le cure palliative).”
Ma tutto ciò non è servito, perché come accade spesso sui social network una bufala, quanto più è esagerata e scandalistica, tanto più rapidamente si diffonde incontrastata: piano, piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va scorrendo e le teste e i cervelli fa stordire e fa gonfiar.
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Dobbiamo delle scuse a Cesare Sterbini, librettista del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, per aver estrapolato – nel titolo come in alcuni punti del testo – frasi dalla celebre cavatina di Don Basilio La calunnia è un venticello.
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