Histoire d’EU: ritorno a Maastricht?
Se questo è il cambiamento, temo che la Befana europea il prossimo 6 gennaio riempirà le nostre calze di carbone, anziché di mandarini e frutta secca come un tempo che fu.
Ma, intanto, Buone Feste a tutte e a tutti da QuasiUnBlog!
La crisi sanitaria ed economica prodotta dalla pandemia ha costretto – contrariamente a quanto avvenuto per la crisi finanziaria del 2008-09 – l’Unione Europea a cambiare rotta e abbandonare la politica neoliberista degli ultimi decenni:
- è stato sospeso il rispetto dei parametri del baluardo dell’austerity, il Patto di Stabilità e Crescita;
- per la prima volta, almeno per cifre così ingenti, i Paesi membri hanno accettato la mutualizzazione del debito della UE, cioè la propria garanzia in solido sui prestiti emessi nell’ambito del programma Next Generation EU;
- la Commissione europea ha destinato due terzi del bilancio per il prossimo settennato alla transizione verde;
- il Consiglio europeo, cioè l'organo collettivo di tutti i capi di governo dei Paesi membri, ha accolto la raccomandazione del Parlamento europeo a elevare la soglia della riduzione delle emissioni di CO2 nel 2030 al 55% (dal 40% inizialmente previsto e superiore al 50% proposto da Ursula von der Leyen nel recente Discorso sull’Unione);
- la BCE con il suo programma Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) si è accollata gran parte del debito pubblico dei Paesi più in difficoltà e ha dato un decisivo contributo alla riduzione dei tassi di interesse nel mercato…
Eppure… c’è una gran voglia di Restaurazione, anche se la Rivoluzione è stata finora solo annunciata.
- L’Eurogruppo, cioè l’organismo informale che riunisce i ministri delle finanze degli Stati membri, ha ricordato alla Commissione che lo scostamento dai parametri di Maastricht è da considerarsi “temporaneo” perché dettato dall’emergenza;
- la Banca centrale tedesca ha fatto presente alla BCE che il programma di massicci acquisti del PEPP è legato, come ricordato dalla sua stessa denominazione, all’esistenza di uno stato di eccezione e di emergenza;
- è stata approvata la riforma del MES nell’ambito del progetto di Unione bancaria, aumentando esponenzialmente il peso specifico di un istituto privato e governato da un organismo intergovernativo (e non comunitario) come l’Eurogruppo;
- l’Unione Europea sta varando la Politica Agricola Comune per i prossimi anni che continua a favorire allevamenti e coltivazioni intensivi;
- si è rinunciato a chiedere a Ungheria e Polonia il rispetto dello Stato di diritto, posticipando l’attivazione delle relative sanzioni a una inutile istruttoria;
- nel frattempo uno degli Stati fondatori dell’Unione, la Francia, si appresta - nonostante la protesta popolare - a varare leggi liberticide e discriminatorie sulla “sicurezza globale” e sul “separatismo”;
- il taglio delle foreste europee, con conseguente riduzione della capacità di assorbimento di anidride carbonica, è in molti casi finanziato con sussidi dell’Unione che considera “energia verde” il prodotto della deforestazione;
- nessun limite è stato dato all’Estonia che ricava la quasi totalità dell’energia elettrica dallo shale oil ottenuto frantumando nel sottosuolo scisti bituminosi con la pericolosa tecnica del fracking;
- nessun freno è stato posto all’industria che produce idrogeno estraendolo da un combustibile fossile come il metano, con conseguente emissione di grandi quantità di CO2 nell’atmosfera, invece che creare le condizioni perché possa venire prodotto mediante elettrolisi dell'acqua, utilizzando energia proveniente da fonti rinnovabili
Se questo è il cambiamento, temo che la Befana europea il prossimo 6 gennaio riempirà le nostre calze di carbone, anziché di mandarini e frutta secca come un tempo che fu.
Ma, intanto, Buone Feste a tutte e a tutti da QuasiUnBlog!