Transizione verde o ambientalismo di facciata?

 


Il piano di Boris Johnson per una “rivoluzione industriale verde”, del valore di 12 miliardi di sterline, riguarda l’energia rinnovabile, il nucleare e la riqualificazione delle aree verdi.
Tuttavia, alcuni degli obiettivi saranno probabilmente difficili da raggiungere
e il piano è stato criticato per la mancanza di ambizione in settori chiave.



Il 17 novembre scorso Boris Johnson ha annunciato i dieci punti su cui si baserà la Rivoluzione industriale verde (rubando lo slogan coniato due anni fa dal Partito laburista e che era diventato uno dei punti fondamentali del programma laburista alle elezioni dell’anno scorso) in Gran Bretagna di qui al 2030.

I 10 punti comprendono:

  • il divieto di vendita dei motori a combustione entro il 2030, con sovvenzioni per le auto elettriche e finanziamenti per i punti di ricarica su strade e autostrade. La vendita di alcune auto ibride e furgoni continuerà fino al 2035;
  • l’impegno di portare la produzione di energia eolica offshore dagli attuali 10GigaWatt a 40GW entro il 2030, quantitativo oggi sufficiente a coprire i consumi elettrici domestici nel Regno Unito
  • misure per incrementare la produzione di idrogeno, con la promessa di una città interamente riscaldata dall'idrogeno entro la fine del decennio; 

  • 525 milioni di sterline investiti nella nuova energia nucleare, basata sulla “prossima generazione di reattori piccoli e avanzati”;

  • 1 miliardo di sterline per la riqualificazione edilizia e l'isolamento termico di abitazioni ed edifici pubblici, utilizzando in parte sovvenzioni già esistenti e il programma di decarbonizzazione del settore pubblico;
  • 200 milioni di sterline investiti in iniziative per la cattura e lo stoccaggio del carbonio;
  • 20 milioni di sterline per l’utilizzo di combustibili meno inquinanti nel settore aereo e marittimo;
  • 30.000 ettari di alberi piantati ogni anno, come parte dell’impegno per la riqualificazione ambientale;
  • misure per promuovere la mobilità urbana con l’utilizzo del trasporto pubblico, della bicicletta e degli spostamenti a piedi;
  • l’impegno a trasformare Londra nel “centro globale della finanza verde”.

Il piano ho riscosso apprezzamento da parte dei movimenti ambientalisti che pure ne hanno evidenziato i punti critici, come il potenziamento del nucleare e la produzione di idrogeno dal gas metano.

Rebecca Newsom di Greenpeace ha salutato con favore l'abbandono dei veicoli a combustione: “questo storico annuncio segna la fine della strada per le auto e i furgoni inquinanti e una svolta storica nell'azione per il clima”, ma ha anche lamentato “che il primo ministro rimanga fissato su altre soluzioni speculative, come il nucleare e l'idrogeno da combustibili fossili, che non ci porteranno a zero emissioni tanto presto, se non mai”.

I verdi e i laburisti – sospettando che l’improvvisa conversione verde del premier sia soprattutto dovuta alla necessità di riguadagnare consenso dopo la recente, brusca defenestrazione del suo più fidato consigliere, Dominic Cummings – si sono invece detti delusi dal piano, sia per la vaghezza dei contenuti che per l’impegno finanziario previsto, ritenuto assolutamente insufficiente.

La rivoluzione industriale verde prevede infatti un investimento di 12 miliardi di sterline (circa 13,4 miliardi di euro) in un decennio, cifra assai modesta se confrontata con gli impegni di altri Paesi europei: la Francia investirà 57 miliardi di euro nella transizione verde nei prossimi cinque anni, mentre la Germania ha stanziato 100 miliardi, di cui 54 da spendersi entro il 2030. Anche il piano laburistariproposto a maggio come misura per rispondere alla crisi economica causata dalla pandemia, prevedeva una cifra molto più consistente: 30 miliardi di sterline in 18 mesi.

Ed Milliband - ministro ombra laburista per la strategia commerciale, energetica e industriale – ha poi ricordato che ben nove dei dodici miliardi promessi da Johnson erano già stanziati su precedenti programmi e che quindi l’investimento fresco si riduce ad appena 3 miliardi di sterline.

Va inoltre osservato che alcuni dei dieci punti si basano su tecnologie potenzialmente pericolose e spesso non ancora disponibili: è il caso dell’investimento su piccole centrali nucleari di nuova generazione, ma anche dello stoccaggio di grandi quantitativi di anidride carbonica in depositi sotterranei o sottomarini, soluzione pericolosamente già adottata in molti Paesi per le scorie radioattive dei reattori nucleari dismessi o in attività.

Infine, come ricordato dalla rivista New Statesman, l’attendibilità della Rivoluzione verde è messa in dubbio dalla politica fin qui condotta dal governo in tema ambientale e dalle precedenti affermazioni di Johnson e di altri esponenti del Partito conservatore sul cambiamento climatico e sulle misure da intraprendere per una conversione ecologica della produzione britannica. Nell’articolo si ricorda che il Regno Unito è stato la prima grande economia a fissare il 2050 come obiettivo per il raggiungimento dello zero emissioni nette, ma che è ancora assai lontano dall'obiettivo di riduzione delle emissioni fissato per il 2030: “il governo è solo al 17% sulla strada per raggiungere l'obiettivo e arriverà al 36% solo se le politiche attualmente proposte saranno perseguite”.

Per quanto riguarda la protezione degli habitat naturali - compreso il ripristino delle torbiere e delle zone umide e la piantumazione dei boschi - il governo si è impegnato a stanziare altri 40 milioni di sterline, creando migliaia di posti di lavoro nel settore della conservazione ambientale, ma non ha fatto menzione del calo degli investimenti in questo settore negli scorsi anni: solo Natural England, l’ente pubblico non governativo finanziato dal Dipartimento per l'ambiente con il compito di proteggere e migliorare l'ambiente naturale dell'Inghilterra, dal 2008 ha visto il suo budget tagliato di 165 milioni di sterline.

Come fare dunque affidamento sulle promesse di Boris Johnson, se ancora nel 2013 negava il cambiamento climatico in quanto “alcuni rispettabili scienziati affermano che è un'assoluta fesseria o almeno che non ci siano prove che lo sostengano”? Oppure dimenticando che Johnson in passato ha votato contro la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica e contro la decarbonizzazione dell’industria?

Il fabbisogno di energia elettrica della famiglia media è destinato ad aumentare notevolmente
man mano che la gente passa ai veicoli elettrici. Fotografia: Owen Humphreys/PA

The key areas of Boris Johnson's 'green industrial revolution

Come si possono raggiungere gli obiettivi del piano in 10 punti?
Boris Johnson annuncia un piano verde in 10 punti con 250.000 posti di lavoro

di Fiona Harvey, corrispondente per l'ambiente, 17 novembre 2020 – The Guardian


Il piano di Boris Johnson per una “rivoluzione industriale verde”, del valore di 12 miliardi di sterline, riguarda l’energia rinnovabile, il nucleare e il riqualificazione delle aree verdi. Tuttavia, alcuni degli obiettivi saranno probabilmente difficili da raggiungere e il piano è stato criticato per la mancanza di ambizione in settori chiave.

Eolico offshore

Parco eolico offshore Gwynt y Môr. I gruppi verdi temono che una corsa verso nuovi parchi eolici offshore possa danneggiare gli habitat marini e costieri. Fotografia: Rob Arnold/Alamy

Negli ultimi anni l'eolico offshore ha subito un crollo dei prezzi, favorendo un aumento della costruzione di parchi eolici, anche se gli incentivi governativi sono stati tagliati. Tuttavia, la rete elettrica del Regno Unito non ha tenuto il passo con il ritmo del cambiamento e nessun impegno per l'eolico offshore può essere preso senza spiegare come la rete sarà aggiornata. I gruppi verdi sono anche preoccupati che una corsa a nuovi parchi eolici offshore possa danneggiare gli habitat marini e costieri, a meno che non ci sia un maggiore coordinamento nella loro pianificazione.

Gli esperti del settore sono anche preoccupati che il boom dell'eolico offshore non andrà a beneficio delle aziende del Regno Unito e sarà guidato da quelle d'oltreoceano che importano componenti. Mentre il governo sostiene che i posti di lavoro saranno creati qui, molti di loro saranno probabilmente lavori di costruzione “muck-shifting” [escavazioni e movimento terra] di basso valore piuttosto che nella produzione di alto valore, a meno che non ci sia più sostegno per i produttori.

Il governo promette di produrre abbastanza energia eolica offshore per alimentare ogni casa, ma è probabile che il fabbisogno di energia elettrica della famiglia media aumenterà notevolmente man mano che la gente passerà ai veicoli elettrici e alle pompe di calore al posto delle caldaie a gas.

L’eolico onshore è più economico di quello offshore, ma la costruzione di parchi eolici onshore in Inghilterra ha subito una battuta d'arresto, dovute alle riforme promosse dal governo guidato da David Cameron.

Idrogeno

Un'auto a idrogeno. L'Agenzia Internazionale per l'Energia afferma che investire nella tecnologia dell'idrogeno è ora una buona idea.
Fotografia: gchutka/Getty Images

L'idrogeno è stato pubblicizzato come il carburante del futuro per due decenni, ma nonostante i progressi tecnologici la prospettiva di un’economia alimentata a idrogeno è ancora lontana. L'Agenzia Internazionale per l’Energia dice che investire in tale tecnologia è ora una buona idea, come parte di una ripresa verde, ma i gruppi verdi sono preoccupati che le aziende di combustibili fossili possano vedere nell’idrogeno una scusa per continuare a incrementare l’estrazione di gas metano.

Questo perché attualmente la principale fonte di idrogeno è ricavarlo dal gas metano. I verdi avvertono che se l’idrogeno deve essere veramente a basso contenuto di carbonio, l’industria deve invece investire in altre forme di produzione dell’idrogeno, come l’elettrolisi dell’acqua.

Nucleare

Lavori di costruzione della centrale nucleare di Hinkley Point C.
Fotografia: Ben Birchall/PA

Hinkley Point nel Somerset è l’unica nuova centrale nucleare del Regno Unito attualmente in costruzione ed è stata afflitta da lunghi ritardi e costi crescenti. Quando la centrale entrerà finalmente in funzione, sarà probabilmente la fonte di energia più costosa del Regno Unito. I progetti per un secondo nuovo reattore in Galles sono stati finalmente abbandonati a settembre dalla società giapponese Hitachi e le proposte per un nuovo impianto a Sizewell nel Suffolk sono in fase di revisione. Se il governo vuole espandere l’energia nucleare, dovrà dimostrare che può essere economica.

Tom Burke, presidente dell’E3G ThinkTank, ha detto: “L’unico modo per costruire un altro grande reattore nucleare è che il governo faccia pagare due volte la bolletta dell’elettricità: prima di tutto per comprare il cemento e l’acciaio per costruirlo e poi di nuovo per comprare l’elettricità a un prezzo molto più alto di quello dei generatori rinnovabili. Il problema principale con i piccoli reattori modulari è che nessuno ne ha uno in vendita, nemmeno Rolls-Royce. In realtà ne stanno offrendo uno, ma solo se il governo garantirà un ordine di 32 miliardi di sterline per 16 impianti e pagherà la metà dei 400 milioni di sterline del progetto. Una parola per definire la decisione di andare avanti su questa base è ‘audace’, una parola più appropriata potrebbe essere ‘avventata’ ”.

Veicoli elettrici

Due auto elettriche in carica a Glasgow. Finora manca un piano per le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici. Fotografia: Kenny Williamson/Alamy

La decisione di anticipare l’eliminazione dei veicoli a combustibile fossile era ampiamente prevista e le case automobilistiche stanno ora accelerando il passaggio ai motori elettrici. Ciò che finora manca è un piano per le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici. La costruzione di tali infrastrutture potrebbe generare decine di migliaia di posti di lavoro “immediatamente attivabili”, ma chi pagherà per questo? Attualmente le autorità locali, che hanno un budget limitato, si fanno carico di gran parte dei costi per le limitate infrastrutture disponibili, ma si tratta di un sistema patchwork con costi molto variabili per i conducenti in tutto il Paese.

Inoltre, non c’è ancora una risposta alla domanda su come i veicoli pesanti potranno fare a meno dei combustibili fossili.

Spostarsi con il trasporto pubblico, in bicicletta e a piedi

Una pista ciclabile a Manchester. Più persone andrebbero in bicicletta o a piedi
se fosse più facile e sicuro farlo. Fotografia: Xinhua/REX/Shutterstock

L’isolamento di questa primavera ha fornito una chiara dimostrazione di ciò che gli ambientalisti sostengono da anni: le nostre città sono state finora dominate dall’automobile, a scapito della salute pubblica e del clima, ma con una migliore pianificazione è possibile uno stile di vita più sano. Più persone andrebbero in bicicletta e a piedi se fosse più facile e sicuro farlo, ma la forza della lobby dell’automobile è stata dimostrata dalle proteste diffuse in molti quartieri con zone a traffico limitato.

Il Covid-19 ha anche portato le persone a rinunciare al trasporto pubblico e sarà difficile convincere molti di loro a tornare indietro, anche se - qualora il passaggio allo smart working diventasse permanente – questo potrebbe essere un problema minore.

Rendere le strade più accessibili ai ciclisti e ai pedoni significherà inevitabilmente scoraggiare l’uso dell’auto privata nella maggior parte delle nostre città e ciò richiederà un intervento deciso da parte del governo centrale e locale per affrontare la lobby automobilistica. La questione è se questo governo avrà il coraggio necessario per portare avanti questo impegno.

Aviazione e trasporto marittimo più verde

Un aereo al tramonto. È stata proposta una tassa per i viaggiatori abituali. Fotografia: Steve Parsons/PA

L’aviazione e la navigazione sono state lasciate fuori dagli obiettivi sulla riduzione della CO2 del Regno Unito, così come sono state lasciate fuori dagli accordi internazionali sul clima. Ma poiché l’anidride carbonica proveniente da altre fonti è stata ridotta, esse rappresentano una quota crescente delle emissioni globali di gas serra. Il carburante a idrogeno, sotto forma di ammoniaca, offre una speranza per il trasporto marittimo, ma questa soluzione è stata prospettata da parecchi anni e l’industria navale ha mostrato pochi segni di voler riformare sé stessa nel frattempo, nonostante le numerose opportunità offertele per la riduzione delle emissioni.

Come ha rivelato il Guardian, la stragrande maggioranza delle emissioni del trasporto aereo è prodotta da una minoranza di viaggiatori. La maggior parte delle persone nel Regno Unito non vola ogni anno e, quando lo fa, è di solito per una vacanza in famiglia. Una tassa sui frequent flyer contribuirebbe a scoraggiare le persone dal prendere più voli, senza penalizzare la maggioranza che vola raramente, ma il governo sembra aver rifiutato questa opzione, forse per non voler imporre ulteriori oneri a un’industria che ha subito un crollo durante la pandemia.

Case ed edifici pubblici

Edilizia abitativa. Le case del Regno Unito sono tra le meno isolate
da correnti d’aria. Fotografia: Joe Giddens/PA

Il Regno Unito ha un patrimonio immobiliare fra i più pericolosi e meno coibentati al mondo, ma, fino all’introduzione del Green Homes Grant alla fine di settembre, non c’era supporto governativo per i proprietari di case che volessero isolare e migliorare le loro abitazioni. Tuttavia, i problemi iniziali del nuovo piano di aiuti consistono nella carenza di adesioni di tecnici installatori.

Se il governo vuole incoraggiare gli installatori ad aderire al Green Homes Grant, il messaggio del settore edile è chiaro: il programma di 3 miliardi di sterline deve essere prorogato oltre l’attuale data di scadenza del prossimo marzo.

Le pompe di calore offrono un’alternativa verde alle caldaie a gas, ma sono costose e ci sono pochi installatori con le competenze necessarie. Se il governo vuole che la gente scelga le pompe di calore - che possono arrivare a costare diecimila sterline, invece delle caldaie a gas, sarà probabilmente necessario prevedere, oltre agli incentivi finanziari per ridurre i costi per le famiglie, una qualche forma di costrizione, sulla scorta di quanto previsto per la graduale eliminazione dei veicoli alimentati con combustibili fossili entro il 2030.

Cattura dell’anidride carbonica

La centrale elettrica Drax ha aderito a un programma di cattura
dell’anidride carbonica. Fotografia: Christopher Furlong/Getty Images

La cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica - nei giacimenti di petrolio e gas in disuso sotto il Mare del Nord, per esempio - saranno probabilmente necessari al Regno Unito per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050. Negli ultimi due decenni, i governi che si sono succeduti hanno fatto diversi tentativi di rilanciare la tecnologia di cattura e stoccaggio della CO2, ma i finanziamenti governativi a questi impianti sono stati alla fine cancellati dall’allora Cancelliere dello Scacchiere [il Ministro delle Finanze britannico] George Osborne nell’ambito delle misure per l’austerità.

La tecnologia è stata ora collaudata in progetti pilota in tutto il mondo, ma se deve essere impiegata su larga scala la domanda chiave è: chi la pagherà? Una qualche forma di carbon tax sulle industrie ad alto contenuto di emissioni di CO2 fornirebbe i fondi necessari, ma è probabile che le aziende che già si trovano ad affrontare le turbolenze della Brexit si opporranno fortemente a tali piani.

Natura

Se i ministri vogliono incoraggiare la coltivazione di alberi e il ripristino
della natura, gli agricoltori avranno bisogno di incentivi.
Fotografia: MediaWorldImmagini/Alamy Stock Foto/Alamy Stock Foto

La piantumazione di alberi fornisce un modo a lungo termine per ridurre le emissioni di anidride carbonica, ma il governo non è riuscito finora a raggiungere i propri obiettivi sulla crescita di nuovi boschi. Gli agricoltori stanno ancora aspettando i dettagli dei contratti di gestione del territorio per l’ambiente che sostituiranno i loro attuali sussidi UE, che dovrebbero ricompensarli per il ripristino di ambienti naturali come le torbiere e le zone umide. Natural England è stata depotenziata e colpita da riduzione di fondi. Se i ministri vogliono incoraggiare la messa a dimora di buovi alberi e il ripristino degli ambienti naturali, gli agricoltori avranno bisogno di incentivi e gli enti pubblici avranno bisogno di una spinta.



Innovazione e finanza

La finanza verde, che dà priorità alle tecnologie a basse emissioni di anidride carbonica, è un settore in crescita. Fotografia: Victoria Jones/PA

Le aziende pubbliche si trovano ad affrontare nuove regole su come valutare la propria esposizione finanziaria, cioè le possibili perdite per investimenti minacciati dai rischi derivanti dalla crisi climatica, e molte lo stanno già facendo. Anche la finanza verde, che dà la priorità alle tecnologie a basse emissioni di CO2, è un settore in crescita e molti investitori - come i fondi pensione - cercano di inserire titoli sempre più ecologici nei loro portafogli. Incentivi fiscali potrebbero incoraggiare un maggior numero di investitori a seguire la stessa strada.

La questione principale è se il governo fornirà finanziamenti pubblici - ci sono state proposte per una banca di infrastrutture verdi a finanziamento pubblico, per investire nei cambiamenti necessari per decarbonizzare gli edifici del Regno Unito che stanno invecchiando, e le reti di trasporto, comunicazioni, acqua ed energia. Ciò richiederebbe un impegno a lungo termine: l’originale Green Investment Bank, creata con denaro pubblico sotto il governo di coalizione, è stata rapidamente abbandonata pochi anni dopo, e ha prodotto pochi ritorni tangibili.

Il piano originale in 10 punti conteneva la garanzia che il Regno Unito avrebbe bloccato i finanziamenti governativi per i combustibili fossili all’estero. Questo impegno sembra essere stato abbandonato, anche se potrebbe riemergere se si risolvessero i problemi interni al governo.

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