La direzione della crescita verde

 


Quali sono le ragioni più importanti per spendere un terzo del bilancio europeo



“La questione della crescita deve concentrarsi meno sul tasso di crescita e più sulla direzione della crescita. Una trasformazione verde richiede una chiara visione di cosa significhi vivere una vita verde (…) richiederà cambiamenti deliberati e consapevoli nei valori sociali: un reindirizzamento di tutta l’economia, trasformando la produzione, la distribuzione e il consumo in tutti i settori” (Mariana Mazzucato ne “Il valore di tutto”). A dicembre scorso il Parlamento Europeo aveva votato una risoluzione sull’emergenza climatica e sulla biodiversità (Strategia Biodiversità 2030) e in questo ottobre lo stesso Parlamento e il Consiglio europeo dei ministri dell’Agricoltura iniziano un processo di concretizzazione della prossima Politica Agricola Comune estremamente deludente, definito da tutte le organizzazioni di tutela ambientale come un’operazione di greenwashing, in contrasto con le nuove strategie proposte dalla Commissione e che dovrebbe essere semplicemente ritirato.

La PAC – Politica Agricola Comune – è il più importante programma dell’Unione Europea, rappresenta oltre un terzo del bilancio UE per il periodo 2021–2027 ed è il più grande programma di sussidi diretti esistente al mondo. È divisa in due pilastri: Pagamenti diretti – di cui l’80% viene dato ai grandi produttori e alle coltivazioni intensive, poiché i fondi sono erogati con criteri quantitativi, ovvero in base agli ettari di terreno posseduti, lasciando il 20% ai piccoli e medi produttori che puntano sull’agricoltura di qualità – e Sviluppo Rurale a cui è destinato poco più del 30% delle risorse totali.

La revisione della PAC il periodo 2021–2027

Il processo di definizione della Politica Agricola Comune, inizia con una proposta della Commissione e prosegue con un negoziato fra i 3 organi di governo e legislativi europei: Commissione, Consiglio dei ministri competenti in materia ed Europarlamento.

La proposta di revisione della PAC della Commissione risale al 2018, ma a maggio scorso la neoeletta Commissione ha presentato un altro documento, il Farm to Fork, più coerente con l’European Green Deal: raggiungere una quota di almeno il 30% delle aree rurali e marine europee protette, trasformare il 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità, ridurre entro il 2030 del 50% l’uso dei pesticidi, far aumentare del 25% le superfici coltivate a biologico.

Il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura a ottobre ha prodotto un primo accordo di modifica, proposto dalla presidenza tedesca di turno, pubblicizzata come “un cambiamento di paradigma nella politica alimentare europea”, che prevede eco-schemi obbligatori per gli Stati membri ma volontari per gli agricoltori. In pratica gli Stati saranno obbligati a dimostrare una maggiore ambizione ambientale, ma avranno flessibilità nella definizione delle regole e nell’assegnazione dei finanziamenti, attraverso lo sviluppo di piani strategici nazionali. Inoltre questi eco-schemi verranno applicati dopo un periodo di transizione della durata di due anni che permetta a tutti gli Stati membri di assimilare le procedure e consentirà in questo periodo anche una maggiore flessibilità tra i due pilastri della PAC (Pagamenti diretti e Sviluppo rurale).

Contestualmente la prima sessione di votazione del Parlamento europeo sulla stessa materia vedeva un compromesso tra i tre maggiori gruppi politici (democratici cristiani del Ppe, socialisti del gruppo S&D e liberali di Renew Europe) che sostanzialmente non cambia la PAC attuale. Secondo questo compromesso gli Stati membri saranno obbligati a destinare il 60% dei fondi del programma di Pagamenti Diretti per il supporto al reddito degli agricoltori – finanziamenti che però finiscono prevalentemente alle grandi aziende che promuovono monocolture e agricoltura intensiva, senza prevedere alcuna misura correttiva – e un 30% dello stesso programma per finanziare gli agricoltori che vogliono migliorare le prestazioni ambientali e climatiche, ma, anche qui, i requisiti richiesti prevedono prestazioni che non hanno niente a che vedere con la tutela dell’ambiente e gli obiettivi climatici. Al programma di Sviluppo Rurale sarà destinato il 35% del bilancio totale per misure ambientali e climatiche e per incrementare di almeno il 10% le aree paesaggistiche e di biodiversità – come indicato nella Strategia UE sulla Biodiversità della Commissione – ma è stato inserito come un “considerando” e cioè non vincolante. Infine non si prevede un budget specifico per la protezione della biodiversità sui terreni delle aziende agricole, anche questo obiettivo contenuto nelle strategie della Commissione. Sembra quasi che l’Unione Europea con il Grean Deal capisca qual è il problema e le sfide per il futuro, ma nella definizione della sua politica più importante eviti di dotarsi degli strumenti concreti per affrontarlo.

Accordo politico condizionato dalle lobby

La ONG Corporate Europe Observatory in un rapporto denuncia le pressioni delle lobby sulla riforma della PAC. In particolare rivela come la potente lobby dell’agribusiness Copa-Cogeca, accanto alla quale si sono schierati l’industria dei pesticidi e i grandi big di quella alimentare, stia cercando di evitare che la PAC si allinei agli obiettivi del Green Deal europeo. Una preoccupazione condivisa dal presidente di Ifoam (la federazione Ue dei movimenti per l’agricoltura biologica), Jan Plagge per cui “Il movimento biologico sostiene pienamente gli obiettivi delle strategie Farm to Fork e Strategia Biodiversità per ridurre l’uso di pesticidi, fertilizzanti e antibiotici in agricoltura e raggiungere il 25% dei terreni agricoli in agricoltura biologica entro il 2030″. Secondo Plagge, “i piani strategici devono sostenere questi obiettivi a favore di un’agricoltura biologica e agro-ecologica attraverso entrambi i pilastri della PAC”.

Parlamento, Consiglio e Commissione dovranno incontrarsi fino a trovare un accordo su un testo finale, ma se consideriamo che la PAC attuale, che doveva terminare a dicembre, lo scorso giugno è stata prorogata per altri due anni – cioè continueremo a usare questo modello di PAC fino a dicembre 2022 – ci sarebbe il tempo di lavorare a un testo più efficace e in linea con il Green Deal europeo. La Commissione, che in Europa ha il potere di iniziativa legislativa, non può correggere le modifiche apportate da Consiglio e Parlamento, per questo dovrebbe ritirare questa proposta e presentarne una nuova, in questo modo dimostrerebbe di avere la volontà politica di indirizzare la crescita verso un futuro più verde.


foto Chanel Mason


L'accordo agricolo dell'UE attaccato dai gruppi verdi

di Elena Sánchez Nicolás, 22 ottobre 2020 - Euobserver


I ministri dell'agricoltura dell'UE hanno raggiunto una posizione comune sulla politica agricola del blocco post 2020 nelle prime ore di mercoledì (21 ottobre), aprendo la strada ai negoziati finali con il Parlamento europeo e la Commissione. La Politica agricola comune (PAC), che rappresenta oltre 350 miliardi di euro del prossimo bilancio settennale, si basa su due grandi filoni di pagamenti: i pagamenti diretti agli agricoltori e altri aiuti allo sviluppo rurale.

Quanto denaro proveniente dai pagamenti diretti dovrebbe confluire negli eco-schemi - un sistema di condizionalità introdotto per aumentare i progetti verdi nel settore agricolo - è stato il principale punto fermo delle trattative di questa settimana. Dopo ore di trattative, che si sono concluse intorno alle 04:30, i ministri dell'UE hanno concordato la proposta della presidenza tedesca dell'UE di riservare il 20% dei pagamenti diretti per tali eco-regimi obbligatori. Gli agricoltori, quindi, non potranno accedere a quel denaro per scopi diversi dalla protezione dell'ambiente e del clima. Ma i piccoli agricoltori sarebbero soggetti a controlli semplificati, volti a ridurre gli oneri amministrativi.

Esempi di eco-regimi sono pratiche come l'agricoltura di precisione, l'agroforestazione e l'agricoltura biologica. Ma gli Stati membri sarebbero anche in grado di progettare i propri strumenti nei loro piani strategici nazionali della PAC, che devono poi essere approvati dalla Commissione Europea. Dato che tali eco-schemi non entreranno in vigore durante il periodo di transizione della PAC (2021 e 2022) e che i ministri dell'UE hanno concordato una fase pilota di due anni, essi non diventeranno vincolanti fino al 2025.

"Gli Stati membri hanno dimostrato la loro ambizione per standard ambientali più elevati in agricoltura e allo stesso tempo hanno sostenuto la flessibilità necessaria per garantire la competitività degli agricoltori", ha detto il ministro dell'agricoltura tedesco Julia Kloeckner, che ha presieduto l'incontro. Tuttavia, alcuni Stati membri hanno espresso preoccupazione per le sfide che la novità degli eco-schemi presenta. Per esempio, il ministro irlandese dell'agricoltura, Charlie McConalogue, ha detto lunedì che "c'è la minaccia di perdite significative se ci fossero fondi non spesi", aggiungendo che la fase pilota di due anni non è abbastanza lunga, poiché c'è il rischio che rimangano fondi inutilizzati.

Inoltre, la riforma generale della PAC offre agli Stati membri una notevole flessibilità in termini di protezione del clima rispetto a quanto auspicato dai gruppi verdi.

Thunberg accusa gli eurodeputati di “arrendersi”

Contemporaneamente, il Parlamento europeo voterà anche la proposta della PAC nel corso di questa settimana - e si prevede che la posizione del Parlamento al completo andrà al voto venerdì (23 ottobre).

Martedì sera, gli eurodeputati hanno concordato che il 30 per cento dei pagamenti diretti dovrebbe essere per gli eco-schemi obbligatori. Tuttavia, i maggiori gruppi del Parlamento europeo - il Partito Popolare Europeo (PPE), i Socialisti & Democratici (S&D) e Renew Europe - hanno raggiunto in precedenza un consenso controverso, abbassando altre condizioni ambientali legate alla PAC. Per esempio, la maggioranza degli eurodeputati ha votato contro un obiettivo di riduzione delle emissioni per l'agricoltura del 30 per cento entro il 2027, mentre hanno anche rifiutato di proteggere le praterie e le torbiere - uno dei principali serbatoi di stoccaggio del carbonio nei suoli dell'UE. Inoltre, un emendamento per riportare la riforma politica alla Commissione UE, proposto dai Verdi, è stato pesantemente sconfitto.

L'attivista svedese per il clima Greta Thunberg ha dichiarato che "il parlamento dell'UE ha firmato 387 miliardi di euro per una nuova politica agricola che fondamentalmente significa rinuncia al clima e all'ambiente". "Nessuna consapevolezza significa nessuna pressione e responsabilità, quindi il risultato non è una sorpresa. A loro non importa", ha twittato.

Una volta che il parlamento si sarà trovato d'accordo su una posizione, i legislatori potranno entrare nella fase di negoziazione con la commissione e il consiglio.

Carenza legale?

La proposta iniziale della riforma della PAC è stata avanzata nel 2018 ed è stata intensamente criticata da allora per non aver affrontato il problema di come le tecniche di agricoltura intensiva, compresi i pesticidi e l'irrigazione, contribuiscano alla perdita e alla distruzione della natura su larga scala.

La riforma del sistema agricolo, la più importante dell'UE è stata recentemente stroncata per non essere allineata alle strategie del Green Deal: Farm to Fork e Biodiversità 2030. Nell'ambito di queste strategie, la Commissione ha proposto una serie di obiettivi entro il 2030. Per esempio, aumentare l'agricoltura biologica a più del 25% o dimezzare l'uso complessivo e il rischio dei pesticidi.

Tuttavia, questi obiettivi non sono pienamente integrati nella PAC, con il risultato di quella che alcuni esperti legali descrivono come una "incoerenza illegale" tra i diversi strumenti politici. In vista delle trattative, gli avvocati della ONG ClientEarth hanno avvertito la commissione dell'obbligo legale di allineare la proposta della PAC con il Green Deal.

"(Ma) invece di modificare la PAC per riflettere gli impegni verdi e garantire la coerenza tra le politiche, come erano legalmente obbligati a fare, la commissione ha passato la responsabilità ai suoi colegislatori per garantire il raggiungimento degli obiettivi ambientali", ha detto Lara Fornabaio di ClientEarth a EUobserver. "La prospettiva di una PAC in grado di realizzare la visione del Green Deal appare tetra", ha aggiunto.

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